Rinascimento
Com'è rinata la mia voglia di videogiocare?
ATTENZIONE - WARNING: Questo testo è stato pubblicato originariamente per la mia lista “Rinascimento” su Backlogged, ma dato che a furia di logorrea sono uscite 3 pagine di testo, mi sembrava giusto riproporle qui su Substack come primo articolo di apertura di questa mia nuova attività da recensore videoludico super amatoriale. Dopo CineNihilist e TeleNihilist, è giunta l’ora che sbarchi nei lidi della grafomania anche GamerNihilist ;D. Buona lettura!
Il Rinascimento segna l'inizio di una nuova Era nella storia del mio gaming, che parte dall'inizio del 2024 ed è tuttora in corso.
Dopo una lunga disintossicazione salutare e a tratti forzata dal gaming ossessivo e compulsivo che aveva plasmato un decennio della mia vita, ovvero dal 2008 al 2018, mai mi sarei aspettato che avrei ripreso in mano i videogiochi con così tanta passione.
Innanzitutto c'è da fare una premessa: il mio Medioevo videoludico che va dal 2018 al 2024 è stato comunque una manna dal cielo, perché mi ha permesso di ridefinire le mie priorità e di maturare come persona, esplorando così altre arti audiovisive che tuttora considero migliori e più stimolanti di un qualsiasi videogioco, ovvero il Cinema e le Serie TV. Quest'ultime non solo riescono a colpirmi maggiormente nel profondo del mio animo e a stimolare molteplici riflessioni sui massimi sistemi, ma sono anche psico-fisicamente meno impegnative da recuperare rispetto ai videogiochi, anche perché banalmente non ti provocano reazioni istintive come scatti d'ira o imprecazioni a tutto spiano, che era ciò che invece accadeva quando videogiocavo nella precedente Era del mio gaming (2008-2018). Senza contare la quantità spropositata di ore che ti richiede ogni singolo videogioco, soprattutto se lungo da giocare e con una componente interattiva che ti risucchia completamente per intere settimane/mesi, in cui alla fine uno si chiede se tutto quel tempo speso ne è valso veramente la pena o se è stato soltanto uno stordimento puramente ludico senza arte né parte. Sia chiaro, anche i film e le serie tv possono essere utilizzati come dei banali mezzi d'intrattenimento per distrarsi e anestetizzarsi dalla monotona vita quotidiana, ma il loro potenziale alienante non è minimamente paragonabile a quello dei videogiochi, che spesso possono durare all'infinito pompando costantemente la tua dopamina e adrenalina in corpo senza stancarti mai. Ed è proprio per questo motivo che avevo abbandonato il mondo dei videogiochi, perché ormai erano diventati soltanto una droga per distrarsi dalla vita reale. Nel 2018, con la scoperta totale della Settima Arte che ha cambiato totalmente la mia percezione nel fruire di un'opera audiovisiva, ho maturato finalmente una nuova consapevolezza più salubre, metodica, "saggia" e "intellettuale" nell'approcciarmi poi a qualsiasi prodotto audiovisivo, pur non disdegnando anche la sua componente più intrattenente e cazzara.
La mia sete di conoscenza e l'adozione di questo nuovo paradigma "di vita" nel rapportarmi con ciò che fruisco e conosco, mi ha riportato con curiosità nel mondo videoludico inizialmente per vedere se ancora mi poteva entusiasmare l'interattività del videogioco. Appurato che goliardicamente ancora mi piaceva sperimentare certe esperienze videoludiche più narrative che interattive, sotto consiglio di un vero appassionato ed esperto del genere mi sono messo a riscoprire nuovi potenziali titoli videoludici indie da riscoprire come "What Remains of Edith Finch", considerato unanimemente da pubblico e critica come un capolavoro.
Dopo un anno dall'acquisto a scatola chiusa, seguendo la scia del momento mi sono così tuffato nella magnifica esperienza di gioco di "What Remains of Edith Finch", che mi ha ricordato i bei tempi del gaming passato quando con passione recuperavo tutte le avventure grafiche della Telltale Games. Il mio coinvolgimento all'interno dell'opera videoludica fortunatamente è restato fedele al mio nuovo paradigma temprato dalla Settima Arte, che mi ha permesso non solo di cogliere tutte le citazioni cinefile all'interno dell'opera, ma anche di apprezzarla come un prodotto artistico a tutto tondo e non come un banale videogioco usa e getta. Questo cambio di mentalità salvifico mi ha quindi permesso di vivere serenamente il videogioco come mai era successo prima d'ora, permettendomi genuinamente di emozionarmi, di divertirmi e infine riflettere su ciò che avevo appena giocato, andando così oltre la mera ludicità che invece aveva caratterizzato la Prima Era del mio Gaming. Recuperare un bel classico con una mentalità diversa non permette però di avviare una nuova Era Videoludica. Nonostante ciò, "What Remains of Edith Finch" è stato un passo importante nella mia storia videoludica e una fase embrionale fondamentale che ha poi germogliato i semi di questo mio nuovo Rinascimento videoludico.
Finita l'esperienza di gioco più "cinematografica" di sempre, mosso dalla curiosità e dall'entusiasmo del momento mi son deciso a testare temerariamente la mia "pazienza" coi videogiochi reinstallando “GTA IV”, un videogame che all'epoca in cui lo acquistai (2014) non riuscii a giocarlo per via di un bug fastidiosissimo che mi impediva di avviarlo. Con mia grande sorpresa, dopo 9 anni di rimorsi per i soldi buttati, son riuscito a far partire il noto titolo di Rockstar Games senza problemi e, come un bimbo per la prima volta in un negozio di caramelle, ho riscoperto con fascino e orrore quella dopamina e adrenalina perdute che mi portavano a nerdare ore e ore su un videogioco.
L'esperienza di gioco non era più quella "calma" e "intellettuale" di "What Remains of Edith Finch", ma più vicina a quella adolescenziale durante la mia Prima Era Videoludica (2008-2018), in cui ho riscoperto il mio carattere più istintivo e rabbioso nell'interagire con la difficoltà dell'interattività del videogioco. Al tempo stesso però, in questa mia riscoperta "selvaggia" del mio "sesto senso videoludico", ossia la capacità di adattamento ad ogni tipologia di gameplay, non mi sono involuto totalmente, anzi, proprio perché ormai sono un giovane adulto e non più un adolescente, son riuscito nella "caciara" del "videogiocare" a valutare più criticamente ciò con cui stavo interagendo e COME ci stavo interagendo. Difatti, il mio tuffo di 100 ore e passa su “GTA IV” (per assurdo il secondo videogioco più giocato sul mio account Steam ufficiale e tutto ciò non accadeva dai tempi di “Europa Universalis IV”) mi ha fatto comprendere tutti gli aspetti positivi e negativi del gaming: da un lato il fascino di fare esperienza di un mondo totalmente nuovo e immersivo fino ad esplorarlo nei minimi particolari, dall'altro la componente tossica nel prendere più achievement (trofei) possibili (tutta colpa della competizione passata con alcuni miei amici su Steam) per platinare il gioco, il rischio di ripetere meccanicamente azioni cicliche che fanno soltanto perdere tempo prezioso e, infine, ricadere nel lato più barbaro e nocivo del videogiocare, ovvero incazzarsi e sbraitare se un particolare obiettivo non viene raggiunto. Al netto di pregi e difetti, l'aspetto più interessante di questa mia immersione totale in “GTA IV” è stata la mia genuina voglia di scoprire e comprendere a fondo l'opera appena giocata da un punto di vista estetico e narrativo, comparandola così ad altre opere videoludiche simili e cogliendo pure alcuni riferimenti cinefili che mi hanno elettrizzato non poco (W la New Hollywood). L'aspetto più sorprendente di tutti, però, è stata la voglia non solo di concludere il capitolo più dark di Grand Theft Auto (insieme ai due spassosi DLC inclusi nel gioco di base), ma anche di voler continuare a (ri)giocare i capitoli più vecchi e, soprattutto, di voler giocare all'attesissimo “GTA VI” con un nuovo PC fisso assemblato.
Il Rinascimento, dunque, non si è avviato solo grazie all'intensa esperienza di gioco con “GTA IV” che mi ha riconciliato con i videogiochi più interattivi, ma anche per via di questo mio nuovo obiettivo nel voler un PC nuovo per sostituire il mio preistorico portatile (acquistato nel lontanissimo 2014), che mi ha portato poi a documentarmi su ogni singolo componente del PC e a rispolverare, quindi, le mie conoscenze sull'informatica in generale. L'obiettivo di questa Era di transizione è dunque chiaro e si spera lungimirante/fruttuoso nel lungo termine: compiere un avanzamento tecnologico per poter giocare ai videogiochi più pesanti futuri - ma soprattutto passati - e intanto riscoprire i vecchi classici (come i miei amati “Assassin's Creed”) con occhi adulti, riportando così i videogiochi al centro delle mie attenzioni, senza però sacrificare Cinema, Serie TV e altre espressioni artistiche in grado di soddisfare la mia sete di conoscenza. Dallo snobismo della Middle Ages son passato dunque ad accettare definitivamente i videogiochi per quello che sono nei loro pregi e difetti, cercando - come per i film - di concentrarmi sulle opere più intriganti secondo i miei gusti e scoprire magari dei capolavori ancora non giocati. Inoltre, come per il cinema e le serie tv, cercherò di scrivere recensioni (perlopiù leggere, almeno agli inizi) sui videogiochi che (ri)giocherò, in modo da tracciare nero su bianco anche la mia esperienza con i videogiochi.
Proprio in virtù di questo mio nuovo cambiamento, in questa nuova epoca videoludica includerò anche i videogiochi che rigiocherò in modalità "retrogaming". Il PC rimarrà lo stesso della Silver e Middle Ages per tutto il Rinascimento, ovvero il mio PC portatile che va a carbonella dal 2014, ma quando finalmente riuscirò ad assemblarmi il PC Pr0, inizierà finalmente la Bronze Age, l'età di bronzo che continuerà - si spera - in modo glorioso questo mio ritorno di fiamma (non escludo comunque delle pause per via di passioni laterali più "importanti" e per impegni vari come studio, lavoro, ecc. ecc.) nel mondo dei videogiochi. Tutto ciò significa che giocherò a qualsiasi tipologia di videogioco? Assolutamente no, privilegerò sempre i miei gusti e direi che di multiplayer e strategici ne ho avuto abbastanza, infatti ormai preferisco o gli indie "brevi" alla "What Remains of Edith Finch", o i tripla A che però dovranno sempre avere a cuore lo storytelling. Ma mai dire mai su altre tipologie di videogiochi, sicuramente qualche eccezione ci sarà, ma il mio spirito videoludico sarà improntato principalmente su questa tipologia di videogiochi "story-driven". Che ci posso fare, il cinema ormai è onnipresente in ogni aspetto della mia vita ;D.
Questa nuova linfa vitale videoludica terrà botta nel lungo termine? Ai posteri l'ardua sentenza...







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